Il Vino

La produzione di vino locale si è fermata da circa 15 anni.  La zona un tempo sede della vigna è stata ora riconvertita in un giovane uliveto.

 

La produzione era composta prevalentemente da vitigni autocnoni coltivati al sole di oriente, con la sola aggiunta dello zolfo come additivo naturale.

Il vitigno prevalente era il Cataratto, con influssi di Zibbibbo.

Oggi ne esiste ancora una riserva di famiglia di circa 30 bottiglie.

 

Un progetto in embrione prevede la possibilità di riprendere la produzione di un vitigno diverso, il Nero d'Avola, sempre in piccole quantità, nella Terra sul versante sud, conosciuta col nome di "Zio"

foto: Paolo A. Bellina

 

 

un po di viticultura...

La viticoltura biologica non è un utopia ma una realtà. Metterla in pratica richiede delle conoscenze di base non comuni ma sicuramente non difficili da acquisire. Pazienza e volontà sono alla base di questo tipo di agricoltura.
Il vigneto è un agroecosistema che si presta ad un agricoltura biologica più facilmente delle altre colture. Infatti il vigneto ha un alto potenziale ecologico per diverse ragioni:
-E’ una pianta perenne
-Le avversità della vite non sono numerose rispetto ad altre piante da frutto
-I fitofagi chiave possono essere controllati con diversi metodi di protezione
Il passaggio da monocoltura in un agroecosistema complesso può essere attuato con l’uso di infrastrutture ecologiche, sovesci etc.
Il punto di partenza per realizzare un vigneto biologico è incrementare la biodiversità animale e vegetale per potere controllare le avversità che tendono a danneggiarlo. Essendo una coltura perenne è possibile in pochi anni incrementare la biocenosi all’interno dell’agroecosistema riuscendo cosi a ridurre quasi del tutto gli attacchi di insetti e acari dannosi. L’incremento della biodiversità si realizza attraverso l’uso di alcune piante non produttive e non coltivate nell’agroecosistema vigneto che infestandosi con fitofagi non nocivi per la vite consentono la moltiplicazione, l’alimentazione e/o il rifugio di predatori e parassitoidi dei fitofagi chiave del vigneto. Queste piante possono essere distribuite in zone non coltivate del campo per formarele aree di compensazione ecologiche, oppure intorno ai vigneti e formare cosi le infrastrutture ecologiche. Ma la biodiversità si incrementa anche in altri modi, come attraverso i sovesci, le poche coltivazioni
etc. Cercherò in questo sito di consigliare e spiegare come gestire i vigneti in biologico dimostrando come è l’unica gestione razionale ed economica possibile in un mondo agricolo che non paga il duro lavoro e non rispetta più l’ambiente e l’uomo stesso.


 Zolfo in Agricoltura

 

Lo zolfo è uno dei più antichi fungicidi usati nella difesa fitosanitaria. Generalmente lo zolfo è usato per combattere l’oidio della vite, delle piante da frutto, delle colture orticole, dei cereali e della barbabietola da zucchero. Ma lo zolfo risulta anche efficace per altre malattie come la escoriosi della vite, septoriosi, fusariosi e ruggine del frumento. Lo zolfo esplica anche un’azione collaterale insetticida contro neanidi di afidi, tisanotteri e acaricida contro gli eriofidi del pero e della vite.
L’ azione dello zolfo sull’oidio è di tipo preventivo in quanto impedisce la germinazione dei conidi,  curativo perché agisce sul micelio durante l’incubazione ed eradicante poiché elimina il fungo quando è visibile.L’azione fungitossica dello zolfo è dovuta alla sua capacità di penetrare nella cellula fungina, grazie alla sua liposolubilità, rompendo la membrana cellulare. Questo provoca la fuoriuscita dell’acqua dal fungo e quindi la sua morte per disidratazione.
L ’attività anticrittogamica dello zolfo dipende dalla temperatura,dall’umidità relativa ambientale e della finezza delle particelle. Lo zolfo esplica la sua azione passando dallo stato solido a quello di vapore di conseguenza le basse temperature e l’elevata umidità ne riducono
l’efficacia. Gli zolfi più fini iniziano ad essere attivi intorno a 10-12°C, mentre quelli più grossi diventano attivi atemperature di almeno 18 -20 °C. Oltre i 28 °C lo zolfo diventa fitotossico .I prodotti fitosanitari di zolfo sono presenti nel mercato in diverse formulazioni. Gli zolfi per trattamenti polverulenti vengono suddivisi in zolfi sublimati , ottenuti dalla distillazione del minerale grezzo e costituito da particelle  comprese tra 5 e 14 microns; zolfi ventilati, ottenuti per macinazione del minerale grezzo ecostituito da particelle tra 15 e 150 microns. Gli zolfi bagnabili si suddividono a loro volta in zolfi bagnabili comuni, ottenuti dagli zolfi ventilati con l’aggiunta di bagnanti; zolfi micronizzati ottenuto per macinazione di zolfi sublimati o ventilati; zolfi colloidali, ottenuti da processi chimici con zolfo allo stato di colloide, quindi più fine dei micronizzati. L’efficacia dello zolfo richiede uno stretto contatto tra le cellule del parassita ed il prodotto fungicida.